domenica 19 febbraio 2017

5 neuro-strategie per rendere emozionanti le tue immagini di Food & Wine

Raccontare visivamente un buon piatto o un calice di  vino profumato, può essere un’arte raffinata. Secondo le ultime ricerche nel campo delle neuroscienze, il modo in cui un cibo è presentato, fotografato, offerto, influenza il nostro cervello al punto da modificare come ne percepiamo il gusto o la fragranza.


Una bella foto di un piatto o di un prodotto, può  “accendere” molto rapidamente le aree visive, gustative e olfattive nel cervello, attraendo inconsciamente attenzione e stimolando la produzione di grelina, un ormone coinvolto nel desiderio di quel cibo.

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Quali sono, allora, le strategie visive più efficaci per trasformare un banale scatto in una immagine irresistibile da mordere e gustare con gli occhi?


Ecco 5 neuro-strategie che possono aiutarti a raccontare il tuo piatto in modo avvincente: 

1.  Usa primi piani e zoom.  Il cervello elabora più velocemente le informazioni visive se queste sono poste in primo piano e non devono essere “scontornate” dal background. Nel fotografare un piatto, meglio usare un background uniforme, o creare profondità con uno sfondo non a fuoco. Questo aiuta a identificare immediatamente le parti “hot” della fotografia, quelle che attraggono di più l’attenzione. 

Uno studio pubblicato recentemente sulla rivista "Physiology and Behavior", per esempio, ha trovato che quanto più dettagliati sono i particolari sulla consistenza e il colore del cibo (e quanti più elementi “glossy” sono presenti), tanto più il cibo nella foto viene percepito come delizioso e profumato.




  
2. Usa poco il flash. Cerca di scattare la tua foto usando la luce naturale, piuttosto che quella artificiale. Ricerche recenti hanno mostrato che alcune cellule dell’occhio, chiamate ipRGCs, sono sensibili alla luce naturale e contengono una proteina, la melanopsina, coinvolta nella memoria a breve termine. Risultato:  le immagini scattate en plein-air o sfruttando la luce naturale, rimangono più facilmente impresse nella memoria.



3. Crea simmetrie. Il cervello associa la simmetria con emozioni  “piacevoli” e l’asimmetria con emozioni “spiacevoli”. 
Gli stimoli simmetrici , come ad esempio i cerchi nella immagini qui sotto, “agganciano” il cervello a livello emozionale profondo.



4. Modifica la forma del cibo fotografato. La prospettiva da cui viene fotografato un calice di vino o un piatto, modifica la percezione del suo gusto. Immagini di cibi o vini in cui la saturazione del colore è molto accentuata, ad esempio, suggeriscono più informazioni sul contenuto calorico o sulla presenza di tannini. I cibi più nutrienti sono anche quelli più gratificanti per il cervello, che li prediligerà.




5. Usa didascalie sensoriali per descrivere la tua foto. Le informazioni sensoriali sulla fragranza, la consistenza, il colore, aiutano a immaginare il gusto  del cibo. 
Secondo la Teoria Sensoriale-Funzionale , il modo in cui il nostro cervello raffigura o memorizza un certo cibo dipende dal tipo di sensazioni (visive, tattili, di movimento) che questo suscita. Questo vale anche per le parole sensoriali. Leggere o ascoltare parole come “croccante”, “scioglievole”, “frizzante”,  “denso”,  fa si che si attivino nel cervello le aree legate al gusto e al piacere, anche se non stiamo effettivamente mangiando.

Altri studi hanno mostrato che alcune parole legate agli odori (‘aglio’, ‘cannella’, ‘caffè”) attivano aree olfattive nel cervello tra cui la corteccia piriforme e l’amigdala, e stimolano il desiderio di assaggiare, gustare, bere.



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martedì 16 dicembre 2014

"Lei non sa quello che la musica puo' fare" (*)

Se sei immerso in un ambiente in cui i suoni sono al volume giusto, la tua creatività aumenta e tu sei più propenso ad acquistare prodotti high-tech e innovativi. Lo dice questo studio pubblicato sul Journal of Consumer Research.

"I suoni riprodotti a un volume di circa 70 dB, aumentano la creatività rispetto ai suoni con un volume  troppo alto  (85 dB) o troppo basso (50dB) ” sostiene Ravi Mehta, dell’ Università dell’Illinois. "Ad esempio un brusio di sottofondo porta a un grado moderato di distrazione che incoraggia i consumatori a pensare a un livello più alto, astratto, fuori dagli schemi”, continua Mehta.



Gli autori dello studio hanno creato un mix di suoni ambientali contenente il brusio di sottofondo di un bar, i rumori di una strada trafficata e quelli di un cantiere in costruzione, e li hanno superimposti digitalmente creando una traccia audio che è stata fatta, poi, ascoltare in cuffia ai partecipanti allo studio.

Quando è stato loro chiesto di scegliere tra vari prodotti quelli che desideravano acquistare di più,  i partecipanti che avevano ascoltato in cuffia i suoni a volume  moderato erano più creativi e sceglievano  prodotti con caratteristiche più innovative e high-tech.

Ma cosa succede nel cervello quando si esplorano le vetrine o il negozio e si ascolta musica? 

Il piacere di assecondare il ritmo della musica, magari tamburellando con le dita o muovendo il corpo (in inglese “Rhythmic entrainment”)  può spiegare perché il cervello trova irresistibile lo shopping con musica ritmata in sottofondo.



In questo studio appena pubblicato di Risonanza Magnetica Funzionale  i ricercatori hanno chiesto a un gruppo di volontari di prestare attenzione e premere un tasto in risposta ad alcuni  stimoli su uno schermo presentati  a ritmo (o fuori-tempo) con una musica di pianoforte in sottofondo.

Quando gli stimoli venivano presentati  a tempo con la musica, le risposte erano più veloci e l’attenzione dei volontari era massima, e attivava le aree del lobulo parietale superiore, della corteccia del cingolo anteriore e della corteccia prefrontale dorso laterale (aree coinvolte nell’aumento dell’ attenzione).
Anche il nucelo caudato, una regione dei gangli della base, era attivato. Questa parte del cervello si attiva in risposta all’eccitamento e alla sensazione di gratificazione trasmessa dalla musica.

Cioè è come se il cervello presta più attenzione e prova più piacere quando uno stimolo ci è presentato a tempo con la musica, piuttosto che senza accompagnamento musicale.

Il che  spiega forse perché è cosi gratificante percorrere le corsie del supermercato tenendo il ritmo della canzone in sottofondo o canticchiandola. Almeno, ad alcuni di noi succede.

Ma noi siamo di parte. Forse perché compreremmo qualsiasi cosa se ci accoppiassero insieme un bel pezzo di Nina Simone, tipo questo https://www.youtube.com/watch?v=OfJRX-8SXOs

E voi?  Vi capita di provare piacere nel fare shopping a tempo di musica?



(*) Da Max Gazzé "Una musica puo' fare"

giovedì 11 dicembre 2014

Packaging e cervello

Hai mille cose da fare oggi, sei in ritardo e sei venuto al supermercato solo per prendere qualcosa per pranzo. Non hai molto tempo e, tra una folla di confezioni di formaggio ne prendi una. A colpo sicuro. Senza pensarci su. 
Non te ne sei accorto ma il package, il design della confezione che hai scelto, ha influenzato la tua scelta. E tanto.


Secondo  questo articolo  il colore delle confezioni dirige la nostra attenzione su alcune parti degli scaffali e su alcuni prodotti in misura piu' o meno determinante.
I ricercatori hanno chiesto a un gruppo di 120 volontari di “immergersi” in un supermercato virtuale con immagini 3D di scaffali. I volontari dovevano premere un tasto piu' velocemente possibile al comparire di un certo target.


[Image: Big Gulp via Flickr user Tess Shabaylo]


Sugli scaffali c’erano confezioni di colore grigio, tutte della stessa forma e dimensione. Tutte tranne una. In ogni serie, una sola confezione colorata, il target, era posizionata a sinistra o a destra del campo visivo. Ed era sempre di un colore primario (es. blu, o verde, o rosso).

Ogni volta che il target era sullo scaffale di sinistra, i volontari erano piu' veloci e accurati nei tempi di reazione. Non solo. Le confezioni rosse e blu erano notate più velocemente di quelle verdi.


Quindi é come se avessimo una sorta di preferenza per i prodotti 
confezionati in blu e rosso e che si trovano sugli scaffali alla nostra sinistra.

Secondo i ricercatori questo fenomeno si spiega con una specie di “asimmetria percettiva” nei confronti dei colori. Cioè, il cervello processa meglio le informazioni spaziali, creative, pittoriche se queste si trovano a sinistra del campo visivo. Viceversa le informazioni verbali, le parole, i testi vengono processati piu' rapidamente se si trovano a destra del campo visivo. 

E' quello che sostiene la Teoria della Lateralizzazione Emisferica. Il nostro emisfero destro (che analizza le informazioni che provengono dallo spazio visivo di sinistra) é piu' portato a vedere il mondo in forma di immagini, colori, suoni. Viceversa il nostro emisfero sinistro (che analizza le informazioni provenienti dall'emicampo visivo destro) é piu' verbale, logico, analitico.





Come riportato in questa ricerca , se i pannelli promozionali nei supermercati contengono immagini, allora funzionano meglio se posizionati a sinistra delle gondole. Se contengono testo allora è meglio posizionarli a destra. 

Ora, la Teoria della Lateralizzazione è notoriamente molto dibattuta. E' confutata da molti studi e non accreditata presso altri. Perche in realtà non esiste una cosi netta distinzione tra cervello visivo e cervello verbale. Tra cervello destro e  cervello sinistro.

Però l’idea degli esperimenti nel supermercato 3D ci piace tanto. E' una bella idea, no?

Un altro filone di ricerca studia quanto il packaging di un prodotto influenzi le decisioni di acquisto dei consumatori.
In questo studio i ricercatori si sono chiesti se un package esteticamente bello ha impatto sul cervello.




Lo studio è partito da un’idea: visto che in una ricerca precedente i packages attraenti attivavano le aree dell’attenzione e della memoria nel cervello, perché non studiare la differenza con packages brutti? Dieci volontari in risonanza magnetica funzionale guardarono decine e decine di foto di prodotti con packages dei più disparati.


I risultati furono incredibili: i packages valutati come belli attivavano le aree cosiddette della “ricompensa” nel cervello, tra cui la corteccia mediale pre-frontale, la corteccia orbito frontale e il giro del cingolo anteriore.

Cioè è come se nel cervello le confezioni “attraenti” sono percepite come
gratificanti rispetto alle confezioni esteticamente brutte.

Inoltre, i packages brutti attivavano un’altra regione del cervello, l’insula, un’area legata alla percezione di emozioni negative (come il dolore) e all’incertezza.

Viene da chiedersi a questo punto: perché allora certi marchi continuano a ostinarsi a confezionare i loro prodotti con packages esteticamente “raccapriccianti”?